Il Glifosato: ultime ricerche e test sulla pasta, quale è la migliore?

glifosato

Introduzione

Il glifosato è un analogo amino-fosforico della glicina, uno degli erbicidi più utilizzati al mondo, ma anche uno dei più controversi. La sua diffusione ha generato dibattiti accesi tra scienziati, agricoltori, aziende agrochimiche e ambientalisti. Questo articolo esplora la storia del glifosato, il suo funzionamento, il confronto con altri pesticidi, le ricerche sulla sua pericolosità e le alternative possibili.

Storia e Invenzione del Glifosato

Il glifosato fu scoperto nel 1950 dal chimico svizzero Henry Martin, ma solo nel 1970 la Monsanto ne riconobbe il potenziale come erbicida sistemico, brevettandolo con il nome commerciale Roundup. Da allora, è diventato il diserbante più diffuso a livello globale, specialmente in agricoltura intensiva e nelle coltivazioni geneticamente modificate resistenti al glifosato.

Meccanismo d’Azione e Differenze con Altri Pesticidi

Il glifosato agisce inibendo l’enzima EPSP sintetasi, fondamentale per la sintesi di aminoacidi nelle piante. Questo lo rende efficace contro un’ampia varietà di infestanti, senza danneggiare gli organismi animali, che non possiedono questo enzima. A differenza di altri erbicidi, il glifosato viene assorbito dalle foglie e trasportato in tutta la pianta, causandone la morte completa. L’assorbimento del prodotto avviene in 5-6 ore, e la morte completa della vegetazione è visibile in circa 10-12 giorni.

Altri pesticidi, come il paraquat e l’atrazina, hanno meccanismi d’azione differenti. Il paraquat è estremamente tossico per l’uomo e agisce come erbicida da contatto, mentre l’atrazina è un erbicida pre-emergente che impedisce la germinazione dei semi, ma ha un impatto ambientale più elevato. Rispetto ad altri erbicidi, il glifosato è meno tossico per l’uomo a breve termine, ma il dibattito sulla sua sicurezza a lungo termine resta aperto.

Utilizzi e Regolamentazione

Il glifosato viene impiegato non solo in agricoltura, ma anche per la manutenzione di strade, ferrovie e aree verdi urbane. Le regolamentazioni variano a seconda del paese: l’Unione Europea ha rinnovato l’autorizzazione all’uso del glifosato fino al 2033. Negli Stati Uniti, l’Environmental Protection Agency (EPA) ne ha difeso la sicurezza, mentre in altri paesi esistono restrizioni più severe.

Oltre all’Austria, che ha vietato l’uso del glifosato a partire dal 1º gennaio 2020, anche il Lussemburgo ha adottato misure significative: nel 2016 ha introdotto un divieto totale di utilizzo di pesticidi nelle aree pubbliche e, dal 2021, ha esteso il divieto al glifosato sui terreni agricoli.

In Italia, pur non essendo stato imposto un divieto totale, esistono diverse limitazioni all’uso del glifosato. Ad esempio, è vietato l’uso non agricolo su terreni sabbiosi e nei parchi pubblici, nonché l’applicazione pre-raccolta al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura.

A livello europeo, la Commissione Europea ha proposto di rinnovare l’autorizzazione all’uso del glifosato per altri 10 anni, fino al 15 dicembre 2033, con alcune restrizioni, come il divieto d’uso per il disseccamento del raccolto e l’implementazione di fasce tampone nei campi.

È importante notare che le regolamentazioni sull’uso del glifosato variano significativamente tra i diversi paesi e sono soggette a cambiamenti nel tempo, in base a nuove evidenze scientifiche e pressioni politiche.

Effetti sulla Salute e Studi Scientifici

Uno degli aspetti più controversi riguarda la possibile cancerogenicità del glifosato. Nel 2015, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) lo ha classificato come “probabile cancerogeno per l’uomo” (gruppo 2A), basandosi su studi epidemiologici su lavoratori esposti.

A titolo esemplificativo, nella stessa categoria del glifosato sono annoverate sia sostanze come il DDT e gli steroidi anabolizzanti sia le emissioni da frittura in oli ad alta temperatura, le carni rosse, bevande assunte a temperature molto alte, le emissioni per la combustione di legna da ardere e biomasse in camini domestici

Nel 2012 la rivista Food and Chemical Toxicology pubblicò uno studio di Gilles-Éric Séralini e collaboratori che evidenziava grave patogenicità e cancerogenicità nei ratti, ma non confermata nell’uomo.

Il glifosato è solubile in acqua, e i nostri reni filtrano qualsiasi glifosato presente nel flusso sanguigno prima dell’eliminazione attraverso le urine. Gli esseri umani eliminano il glifosato dal loro corpo rapidamente [1] e dopo pochi giorni ne rimane poco

Tuttavia, enti regolatori come l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) e l’EPA hanno concluso che non vi siano prove sufficienti per considerarlo cancerogeno.

Altri studi indipendenti hanno sollevato preoccupazioni sul suo potenziale effetto di alterazione endocrina e sui danni al microbiota intestinale. La controversia rimane accesa, con studi che giungono a conclusioni differenti a seconda delle metodologie e delle fonti di finanziamento.

Effetti Ambientali

Il glifosato è accusato di avere effetti negativi sulla biodiversità, contaminando suolo e falde acquifere. superficiali. I dati disponibili indicano che il glifosato è moderatamente persistente nel suolo, con un tempo di dimezzamento variabile a secondo della quantità fra 4 e 180 giorni,
e non ha la proprietà di andare in molto in profondità nel terreno

L’uso intensivo ha portato alla selezione di erbe infestanti resistenti, costringendo gli agricoltori ad aumentare le dosi utilizzate. Inoltre, alcuni studi suggeriscono che possa avere impatti negativi sulla salute delle api e di altri insetti impollinatori.

Controversie Legali e Restrizioni

Le cause legali contro Bayer-Monsanto, che ha acquisito Monsanto nel 2018, si sono moltiplicate, con migliaia di agricoltori e giardinieri che hanno intentato azioni legali sostenendo che l’uso del glifosato abbia causato loro il linfoma non-Hodgkin. Alcune sentenze hanno condannato Bayer a risarcimenti milionari, contribuendo a un aumento delle restrizioni a livello globale.

Alternative al Glifosato

L’attenzione crescente verso metodi agricoli sostenibili ha incentivato la ricerca di alternative al glifosato. Tra queste vi sono:

  • Erbicidi naturali a base di acido pelargonico o aceto.
  • Colture di copertura per ridurre la crescita di infestanti.
  • Tecniche meccaniche, come la sarchiatura.
  • Biopesticidi, che sfruttano microrganismi per il controllo delle infestanti.

Le migliori e le peggiori paste

Ecco i risultati dell’inchiesta:

Giudizio ECCELLENTE

De Cecco: voto 9,8 – 
De Cecco integrale: voto 9,6 – 
Voiello 100% grano aureo: voto 9,5 – 
La Molisana: voto 9,5 – 
Rummo: voto 9,1


Giudizio OTTIMO

Alce Nero Bio: voto 9 – 
Garofalo integrale: voto 8,9 – 
Rummo Bio integrale: voto 8,9
De Cecco Bio: voto 8,8 – 
Coop Bio: voto 8,7 – 
Buitoni: voto 8,7


Giudizio BUONO

Barilla Bio: voto 7,5


Giudizio MEDIO

Barilla 5 cereali: voto 6,9 – 
Garofalo: voto 6,7 – 
Esselunga: voto 6,5 – 
Barilla: voto 6,4
Divella: voto 6,3 –  
Coop: voto 6,2 – 
Granoro: voto 6,1 – 
La Molisana integrale: voto 6


Giudizio MEDIOCRE

Del Verde: voto 4,5


Giudizio SCARSO

Combino (Lidl): voto 3,5 – 
Tre Mulini (Eurospin): voto 3

Premessa: Ovviamente nel frattempo le valutazioni potrebbero cambiare, i primi potrebbero diventare gli ultimi, gli ultimi potrebbero diventare i primi.

Conclusioni

Il glifosato resta un tema fortemente divisivo. Mentre la comunità scientifica non ha raggiunto un consenso unanime sulla sua pericolosità, le preoccupazioni ambientali e sanitarie hanno portato a un aumento delle restrizioni e della ricerca di alternative. Il dibattito continuerà, con l’agricoltura globale che dovrà trovare un equilibrio tra produttività e sostenibilità.