Dopo oltre 500 giorni di guerra si inizia a fare la conta non solo dei danni materiali e umani, ma anche di quelli ambientali. Greenpeace e la Ong ucraina Ecoaction stanno monitorando la situazione e si inizia a tirar fuori qualche numero non proprio confortevole.
I dati, raccolti da Ecoaction e consultabili online, sono stati confermati dalle immagini satellitari e mappati da Greenpeace Central and Eastern Europe (Cee).
La guerra in Ucraina ha distrutto 30 mila km2 di foresta, 20 aree naturali protette, senza calcolare gli incedi devastanti che hanno preso vita e che non possono essere controllati, le esplosioni delle bombe rilasciano nell’aria miscele di componenti chimici altamente inquinanti e tossici, e moltissima CO2, che si va a sommare alla attuale situazione precaria del nostro pianeta.
Gli ossidi di zolfo e di azoto rilasciati nell’aria alterano la composizione delle piogge aumentandone l’acidità, molto dannose per l’uomo, con probabile inquinamento delle falde acquifere e della fauna.
Fonte “Ufficio Policy Focsiv” riportiamo quanto scritto;
- L’Ucraina ha dovuto assorbire o neutralizzare l’impatto di 320.104 ordigni esplosivi.
- Quasi un terzo del Paese (174.000 kmq) rimane potenzialmente pericoloso.
- I detriti comprendono 230.000 tonnellate di rottami metallici provenienti da 3.000 carri armati russi distrutti e altre attrezzature militari.
- Centosessanta riserve naturali, 16 zone umide e due biosfere sono a rischio di distruzione.
- Un numero “elevato” di mine nel Mar Nero minaccia la navigazione e gli animali marini.
- Seicento specie di animali e 880 specie di piante sono a rischio di estinzione.
- Un terzo della terra ucraina è incolto o non disponibile per l’agricoltura.
- Fino al 40% dei terreni coltivabili non è disponibile per la coltivazione.
Tra le distruzioni ambientali più scioccanti c’è il bombardamento di antichi pendii di gesso, un ecosistema unico nel parco nazionale della Montagna Sacra. Quando si vedono i crateri, si capisce che il paesaggio non tornerà ad essere mai più quello di prima. I pendii di gesso si sono formati nell’arco di 100 milioni di anni e sono stati distrutti in un anno di guerra.
La guerra è stata finora responsabile di 33 milioni di tonnellate di CO2 e si stima che la ricostruzione post-bellica ne genererà altri 48,7 milioni
forse ci stiamo dimenticando il petrolio che è fuoriuscito dalle navi colpite, non controllabile, che viene trasportato dalle correnti in tutto il mondo, pregando che la centrale nucleare più grande d’Europa a Zaporizhzhia, non subisca danni a causa di problemi al circuito di raffreddamento, da causarne la fuoriuscita di sostanze radioattive.
Numeri da capogiro che avranno un impatto devastante sul nostro ecosistema ormai fragile, numeri che continueranno a crescere se la guerra non cesserà.